La progettazione e il calcolo delle strutture sono argomenti scientifici molto recenti che però poggiano le basi nella notte dei tempi. Le grandi opere che la storia ci ha consegnato sono tanto più maestose quanto più ben progettate e realizzate dal punto di vista strutturale. Le Piramidi, il Partenone, il Colosseo sono solo alcuni esempi. Nel corso della storia, si contano tantissime sfide dell'ingegneria strutturale, alcune delle quali magistralmente vinte, come la Torre Eiffel o il ponte di Brooklyn, fino ad arrivare ai modernissimi grattacieli alti centinaia di metri. Come in molte altre discipline, nonostante il percorso storico antichissimo, solo nell'ultimo secolo le esperienze sono state tradotte in letteratura scientifica e fissate in concetti matematici. Quel che è importante riconoscere per un moderno ingegnere è l'evoluzione della materia, il cui percorso è tutt'altro che concluso. Complice la disponibilità di nuovi materiali, la scienza delle costruzioni è una disciplina in fermento: provare il gusto dell'innovazione poggiandola però sulle solide basi dell'esperienza e del rigore scientifico è la sfida che lo Studio De Simone affronta ogni volta che si intraprende una nuova commessa di ingegneria strutturale.
L'introduzione della legislazione in materia di strutture, avvenuta a partire dai primi anni del 900 ha senz'altro creato vantaggi in termini di sicurezza, soprattutto nelle casistiche ordinarie, dove le imprese sono molto meno qualificate e preparate rispetto alle grandi opere. Tuttavia, con l'aumentare delle prescrizioni si è verificata una pericolosa tendenza a considerare la legge come l'unica fonte di riferimento nella progettazione, relegando in secondo piano sia la scienza, sia, purtroppo, la responsabilità professionale. Eh già, perché la responsabilità professionale ed umana è un sentimento che deve sempre ispirare il professionista che progetta e calcola, poiché la struttura portante di un fabbricato o di un manufatto si fa carico dell'incolumità e della salvaguardia della vita umana. Ben venga quindi il rispetto della normativa, ma che sia sempre la competenza professionale responsabile a dettare le scelte finali.
Non è un mistero che ogni strutturista abbia preferenze particolari verso una o un’altra tecnologia. Alcuni protendono verso la muratura tradizionale, altri sponsorizzano il legno, altri ancora l’acciaio. La nostra scelta preferenziale è, senza dubbio, il cemento armato ordinario, senza paura che qualcuno possa accusarci di tradizionalismo. Per sgombrare il dubbio da ogni accusa in tal senso, basta sfogliare il portfolio dei lavori per verificare come in molti casi sono state progettate e calcolate bellissime strutture in legno o acciaio. Il pregio del cemento armato nelle costruzioni civili ordinarie è tuttavia, a nostro parere, innegabile. Questo straordinario materiale infatti è dotato di prestazioni meccaniche eccellenti, crescenti con la disponibilità di calcestruzzi sempre più prestanti. E' economico rispetto all'acciaio e consente una versatilità di utilizzo senza pari: la medesima tecnologia trova spazio dalla piccola palazzina residenziale sino al più alto grattacielo del mondo. La descrizione non è affatto metaforica poiché l'avveniristico Burj Khalifa di Dubai, l'edificio più alto del mondo poggia i suoi 800 metri di altezza su pilastri in cemento armato. Perché però alcuni diffidano, propendendo verso altri materiali? La risposta è semplice: il cemento armato necessita, per esprimere le sue eccellenti qualità, di una progettazione complessa (molto più di muratura, legno o acciaio) e di una realizzazione a regola d’arte. Per il primo aspetto, c’è da fare una grossa critica alla normativa italiana che, sino all’aggiornamento del 2009, favoriva un metodo di calcolo assolutamente obsoleto che non permetteva ai progettisti di sfruttare al meglio alcune caratteristiche delle strutture in cemento armato. La più importante di queste è la cosiddetta "duttilità strutturale", ossia la capacità di un edificio di dissipare energia durante i terremoti più violenti salvaguardando la vita umana. Il controllo progettuale della duttilità lo si può conseguire esclusivamente mediante un calcolo chiamato "metodo semiprobabilistico agli stati limite". Il vecchio sistema di calcolo, chiamato "metodo alle tensioni ammissibili", molto più semplice, non consentiva tale approccio. Purtroppo, la metodologia moderna, pur essendo presente in letteratura dagli anni ottanta, non ha mai preso piede presso i progettisti italiani fino a quando, dal 2009 appunto, il metodo alle tensioni ammissibili è stato di fatto abolito. Da questo punto di vista abbiamo cercato, sin dalla fondazione dello Studio nel 2003, di favorire la modernizzazione del calcolo strutturale, anticipando di fatto la legge in vigore. Da sempre, anche prima delle nuove norme del 2009, ogni calcolo strutturale, dal più banale al più impegnativo, è stato condotto con il metodo semiprobabilistico agli stati limite, scartando per principio l'utilizzo dell'obsoleto metodo alle tensioni ammissibili. Con questo discorso non si vuole assolutamente demonizzare una impostazione di lavoro che ha fatto comunque storia, così come non si intende porre giudizi verso colleghi. Semplicemente si è ritenuto che la strada migliore, nell'ottica della massimizzazione della qualità, fosse anticipare l'imposizione normativa. Per l'aspetto che riguarda la realizzazione del cemento armato, è ovvio che, trattandosi di una tecnologia realizzata direttamente in cantiere, al di fuori dei rigidi controlli di cui può dotarsi uno stabilimento, è necessario che i lavori vengano affidati ad imprese specializzate, dissuadendo con forza le improvvisazioni.
Le discipline legate allo studio dei terreni, e alla loro interazione con le infrastrutture che sostengono, sono attività specialistiche piuttosto ostiche perchè comportano, da parte del professionista, una notevole esposizione di responsabilità. Le variabili che regolano la geotecnica e l’idraulica sono caratterizzate da fortissima aleatorietà, e se non valutate correttamente e con la dovuta cautela rischiano di compromettere la qualità dell’opera, dal punto di vista della sicurezza ovvero dal punto di vista dell’economia. La scelta sbagliata dei parametri di progetto potrebbe portare a due eccessi contrapposti: infrastrutture poco sicure o troppo costose. E’ pertanto fondamentale una scrupolosa valutazione preventiva, che sappia coniugare la teoria, la letteratura, l’esperienza e le tecnologie a disposizione.